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Case rurali con finestroni a rastrelliera del solam

Case rurali con finestroni a rastrelliera del solam

Case rurali con finestroni a rastrelliera del solam

Casa rurale con i tipici finestroni a rastrelliera del solam

Il solam (disegno di Anacleto Codega)

 

 

La semina
La semina avveniva a spaglio sulla terra rivolta con la certezza di non gettare il seme troppo fitto altrimenti le piante non avrebbero potuto svilupparsi bene. Alla semina seguiva l'erpicatura, con un erpice di legno trascinato da un uomo, grazie alla quale i semi venivano ricoperti da un sottile strato di terra, ma a Premana si provvedeva semplicemente con la zappatura con la sape. Allo spuntare delle prime pianticelle, con una zappetta, detta sciarscéle, si estirpavano (sciarlâ) le erbacce infestanti come la gramigna (scòrs).

La mietitura
Dalla fine di luglio  fin verso i primi di agosto, a seconda dell'andamento climatico e della esposizione dei campi, si svolgeva la mietitura. Gli steli, che potevano  raggiungere il metro e settanta di altezza, erano tagliati con la falce (séghèzze). ll lavoro era svolto dalle donne, prime che i chicchi delle spighe completamente mature potessero disperdersi sul terreno durante la mietitura. Gli steli tagliati venivano legati  a formare un covone.  I covoni erano portati  al riparo nella parte alta del fienile (il sólâm) il cui pavimento era composto da travi ben distanziate e le pareti erano dotate di grandi finestroni a rastrelliera, le balconade  (
vedi il disegno di Codega Anacleto).o semplicemente aperte, il tutto per facilitare l'arieggiamento. Il trasporto dal campo al fienile si faceva a spalla, facendo attenzione a non perdere chicchi durante il tragitto.
La trebbiatura
Quando i covoni erano completamente essiccati si procedeva alla battitura nell' ère, l'aia, della casa rurale, per staccare i chicchi dalla spiga. Questa operazione si svolgeva possibilmente prima del secondo taglio del fieno, al quale occorreva far posto nel fienile. Inizialmente i covoni venivano sbattuti con forza  contro il muro o contro  un basso tavolino inclinato detto scopadòor  per far cadere i chicchi più maturi, poi venivano slegati e allineati in più file sul pavimento del fienile e battuti o con due bastoncini uno per mano o con il correggiato, la verghe. Quest'ultimo era composto da un manico e da una vetta, un  duro e tozzo bastone più corto (circa un terzo del manico) legato al manico con un laccio di cuoio  che ne consentiva la libera rotazione. Si doveva imprimere all'arnese  un movimento rotatorio e colpire con la vetta i covoni con ritmo regolare e con dei movimenti perfettamente sincronizzati  con quelli dell'intero gruppo di battitori per evitare di mettere in pericolo se stessi o gli altri. Il lavoro era lungo e faticoso ma  alleviato da canti e battute scherzose. I covoni dovevano  essere  girati, dopo la prima battitura, per consentire a tutti di ricevere le battute del correggiato e i chicchi sul pavimento raccolti e ammucchiati di volta in volta  in un angolo,  perché si sarebbero rovinati col procedere della battitura. Terminata questa operazione, la paglia era raccolta e legata. In seguito era utilizzata  come foraggio per il bestiame giovane. In  tutti i casi la paglia veniva tritata a mano con un  trinciaforaggi, detto  trida paie . La paglia poteva anche servire per riempire i sacconi del letto, cioè i pagliericci gli antenati degli odierni materassi.
 Successivamente si passava alla spulatura,cioè al distacco della pula, l'involucro che riveste il chicco,  effettuata manualmente con il vaglio, il val, un cesto di vimini con due manici, munito su tre lati di sponde rialzate per raccogliere il cereale e aperto sul davanti . Questa operazione doveva essere svolta all'aperto in presenza di una corrente d'aria: occorreva afferrare con forza i due manici del vaglio appoggiandolo al basso ventre e sollevarlo rapidamente per gettare il contenuto verso l'alto e raccoglierlo durante la caduta, mentre il vento  ne asportava la pula.

segue a pag.3