LA
LAVORAZIONE DEL FERRO A PREMANA
Già nel 1574, quando Premana contava solo 652 anime, c'erano 4
spadari, 3
maniscalchi e ben 40 fabbri capaci di forgiare coltelli, forbici ma anche
inferriate, chiavi, serrature. Sono questi gli antenati degli attuali artigiani
premanesi.
Premana ha sempre avuto un legame strettissimo con la lavorazione del ferro, fin
dai tempi antichissimi le miniere della Val Varrone, alle pendici del Pizzo dei
Tre Signori sono state sfruttate per l'estrazione del ferro. Numerosi forni
fusori sono attivi in alta valle ma anche nel paese fino al 1848. Ma è
proprio in questo periodo, con l'affermarsi della rivoluzione industriale, la concorrenza straniera
e la nascita del polo siderurgico di Lecco che inizia il crollo della
siderurgia in Val Varrone e in Valsassina. Già dall'inizio del '700 è comunque
documentata a Premana la produzione di coltelleria da parte di
molti membri della famiglia Fazzini.
Nel 1860 Ambrogio
Sanelli, capostipite di uno dei più prestigiosi marchi dell'industria
premanese, ritorna al paese dopo aver appreso il mestiere a Venezia e averlo
esercitato a Verona.
Rimette in moto una antica ruota ad acqua per azionare i
magli nelle vecchie strutture di un forno fusorio, vicino
al torrente Varrone. Qui nasce una vera e propria azienda, la prima del paese, da cui escono lame da taglio,
commerciate in tutta Italia. Ad attestare la qualità della merce
prodotta arriva nel 1881 un diploma con medaglia d'oro all'Esposizione di Milano e
tre anni più tardi un simile riconoscimento in quella di Torino.
Sempre all'iniziativa della Sanelli, all'inizio del '900, si deve la
costruzione di un primo impianto per la produzione dell'energia
elettrica utilizzata per
illuminarla. E' di questi anni (1913) anche la costruzione di un strada
carrozzabile che collega finalmente Premana con la provinciale, che
arrivava fino al ponte sul Varrone, e
l'avvio di un regolare servizio di collegamento tra Premana e
Lecco, dalle cui fonderie proveniva ormai tutta la materia prima
necessaria alla lavorazione.
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