HOME 1

vai alla precedente

vai alla successiva
 

Canapa: pianta maschile (a sinistra), pianta femminile (a destra)

Campo di canapa da  P. Scheuermeier: Il lavoro dei contadini, Longanesi, Milano 1996

Spinasc

Gramolatura  e pettinatura da P. Scheuermeier: Il lavoro dei contadini, Longanesi, Milano 1996

Pare che questa pianta sia stata introdotta in Europa nel VII secolo a.C. ad opera degli Sciti, popolazione nomade, che la portarono nel sud della Russia da dove si propagò nelle zone europee, soprattutto in quelle centro settentrionali. Sempre gli Sciti portarono, attraverso l’Asia minore e la Grecia, la canapa in Italia e in Francia. La diffusione della pianta tessile assunse importanza soltanto a partire dal 1500. In questo periodo la canapa si propagò anche nell’America del sud e, più tardi, in quella del nord. Esistono due tipi di piante: quella maschile, piccola e sottile e quella femminile, più robusta, la cui altezza può variare da 1 a 5 m secondo le condizioni climatiche della regione di coltura.

La canapa fu coltivata a Premana fin verso gli anni trenta del secolo scorso. Essa, con lana e pelle, rappresentava la materia prima per la confezione di abiti, biancheria e tutto il necessario per la casa. Le donne erano costantemente impegnate, nel tempo d'inverno, con la filatura della canapa che raccoglievano nei loro campi. 
L
a canapa veniva seminata ai primi di aprile,il giorno di S.marco su terreno piano (piaz) lavorato e soffice,  nei dintorni delle case.
Il raccolto avveniva in agosto quando i semi erano giunti a maturazione. Le piantine si strappavano con tutte le radici, poi si legavano in piccoli mazzetti che si lasciavano  a inaqua  stendendoli in qualche piccolo prato. 

I mazzetti, slegati, rimanevano esposti per circa 40 giorni al sole e alla pioggia; l’acqua e il calore facevano fermentare e marcire le parti legnose che liberavano la fibra. La macerazione poteva avvenire anche per immersione delle piante in un pozzo o in una fossa appositamente scavata dove rimanevano per una quarantina di giorni.
Per quasi due mesi, l'alternarsi di bello e brutto tempo, faceva macerare la parte legnosa dei fusti, facilitando il recupero dei lunghi filamenti che costituivano la fibra tessile grezza.
Dopo la macerazione
la canapa veniva messa ad essiccare nei solai o sui balconi asciutti e ben esposti al sole e in seguito  era sottoposta a diverse operazioni. 
Quando  era ben secca, veniva stesa nel cortile o sulla strada, comunque su un pavimento acciottolato che faceva da contraccolpo, era battuta con il  per spezzare la parte legnosa  con la vèrghe, il correggiato.  Per eliminare le scorie e per rendere le fibre trattabili per la filatura, i mazzetti venivano prima passati in una gramola, frantoi , costituita da un cavalletto dotato di una leva di legno che si batteva sui mazzi e poi,
rendere più morbida la canapa,  trattati con la spadólèr,  con cui si batteva e si lisciava il fascetto, ormai ridotto in fibre che venivano legate in trecce e riposte in ceste. L'ultima operazione prima della filatura era la pettinatura, per la quale erano utilizzati gli  spinâsc, delle tavolette di legno con una fitta losanga di chiodi che veniva tenuta ferma impugnandone un lato con una mano e infilando un piede nell'apposita apertura sul lato opposto.  Questo trattamento permetteva inoltre, di separare le fibre lunghe, che restavano in mano, quelle corte che rimanevano nell'attrezzo stesso, la stope.

 



segue a pag.2