Il minerale ferroso, che forniva il materiale grezzo da cui estrarre ferro, si ricavava dall'escavazione della "vena", il filone del minerale che affiorava in quantità in alcune aree dell'Alta Val Varrone e Val Biandino. Nella miniera i minatori, i "fraini", pagati in base alla quantità del materiale estratto, lavoravano usando strumenti molto rudimentali, quali mazze, badili, punte e scalpelli prima che entrasse in uso la polvere da sparo ( a partire dal 1613) e in condizioni di lavoro disumane. L'escavazione della vena avveniva da novembre ad aprile-maggio, quando il disgelo riempiva cunicoli e gallerie rendendoli impraticabili. I minatori quindi rimanevano isolati dalla neve durante tutto l'inverno. Essi lavoravano a coppia: il minatore specializzato nel lavoro di scavo era aiutato da un garzone che portava il minerale in superficie con piccole gerle o carriole. Anche le tecniche impiegate per lo sfruttamento dei filoni metalliferi, fino all'ottocento, erano molto primitive come del resto gli attrezzi usati. Dopo aver sfruttato i giacimenti affioranti, con scavi a cielo aperto, si scavavano cunicoli di ridotte dimensioni. Per provocare crepe nella roccia si praticavano fori destinati a ricevere cunei di legno, che bagnati si gonfiavano e fratturavano i blocchi di minerale. Per rendere più agevole l'attacco si utilizzava anche il fuoco sebbene questo ponesse il problema dell'aerazione delle gallerie. Le gallerie venivano puntellate con travature ma crolli, frane e valanghe dovevano causare spesso incidenti anche mortali. La "vena" estratta e portata all'aperto veniva frantumata a colpi di mazza e ridotta in piccoli pezzi. Il minerale veniva quindi "arrostito" (bruciato con il carbone di legna in speciali forni) per eliminare le prime impurità, in particolare lo zolfo e alleggerirne il peso. Il materiale era poi lavato prima della fusione. I minatori erano pagati "a peso" di minerale pulito. Il materiale così ottenuto veniva portato più in basso per la fusione con carri o slitte trainate da muli o più semplicemente a spalla con l'uso di gerle.