Le conche, ampi e bassi recipienti di rame, erano collocate in luogo fresco della casine e questo permetteva il naturale l'affioramento della panna. Dopo 12 ore circa si formava la panna, la materia grassa del latte forma, un denso strato superficiale. Con lil cazzîn da sbèdulâ , la spannarola, veniva tolta e raccolta nel secchio, poi era travasato nel penàcc, la zangola, che poteva essere rotante o fissa. Nel primo caso, e costituita da un cilindro in legno sorretta da un cavalletto e ruotante intorno a un asse orizzontale e azionata manualmente da una manovella . Nel secondo caso, era costituito da un recipiente a doghe di legno di forma cilindrica, chiusa da un coperchio di legno mobile, dotato di un foro, attraverso il quale veniva mosso un pistone in senso verticale. Questo reca all'estremità inferiore un disco di legno orizzontale che può essere intagliato o forato e che serve per sbattere la crema. All'interno della zangola, la panna era violentemente sbattuta e centrifugata, operando la completa separazione del burro dal siero. La macchina, dopo circa un'ora di lavoro, portava a temine il suo compito. Da un foro usciva il lacc dól bedûl, quel che restava della panna, cioè un latticello, che viene messo nella coldëre per la produzione del formaggio. La massa del burro era estratta pezzo dopo pezzo dalla zangola e si appoggiava su un asse di legno, che si chiamava sprisór, per essere impastato e per togliere tutto il latticello e infine per iniziare il suo confezionamento. Il pane di burro era suddiviso in piccole panetti e sistemato nella forma il legno apribile da un lato, chiamata stamp dol bedúl, i cui bordi all'interno sono generalmente scanalati e il cui fondo riportava incise forme o scritte che apparivano in rilievo sulla superficie del piccolo blocco di burro. Il burro in eccesso veniva tolto con un particolare coltello in legno, il cortél dol bedúl. Ricavata la forma di burro , questa era incartato e conservata in un luogo fresco per la vendita.